
Questa poesia, è stata la prima che ho scritto (escludendo quelle dedicate a mia mamma quando ero piccola 😂).
La scrissi alle scuole superiori, uno dei periodi più solitari che ho trascorso. Ero in una classe formata per lo più da ragazze, e tra bullismo ed astio immotivato nei miei confronti, sono cresciuta guardando il mondo da una prospettiva diversa e lontana dalla loro “realtà”.
Abbracciando il rumore della notte
Ed è così che mi ritrovo nel tempo:
con un fare gentile guardo il mondo
che senza purezza ha tradito se stesso;
volo nel cielo delle illusioni,
allontanando i pensieri più glaciali
e tramando contro il vento delle menzogne.
Oh, cosa sarà mai successo?
Cosa mai può aver spinto questi
sguardi limpidi ad accecarsi di odio?
Leggo nel volto di chi mi parla
il vuoto che solo nei crateri
più grandi puoi trovare…
Il mio appello gridato nell’oscurità
non riesce a raggiungere il cuore della gente
o quel che ne rimane
ed è così, che abbracciando il rumore della notte,
mi perdo nella mia malinconia
senza alcuna risposta.
Ilaria Della Queva
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